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La Guerra Dei Trent'anni 

Fu il conflitto che coinvolse a più riprese, dal 1618 al 1648, gran parte dell'Europa Continentale e soprattutto i territori dell'Impero Germanico. La rivoluzione Inglese (1642-1660) fu compresa anche in questo quadro di sconvolgimenti politici, economici, sociali e religiosi. Le cause della guerra erano state individuate in una serie di eventi e processi che hanno avuto luogo nei Sec. VVI e nei primi anni del XVII: dalla Pace di Augusta del 1555 che lasciava insoluti molti punti di contrasto tra Cattolici e Protestanti nell'ambito dei principati territoriali del Sacro Romano Impero (non includendo i Calvinisti che trovarono seguito in terra tedesca) al diffondersi della Controriforma (seconda metà del XVI Secolo) in Boemia e Baviera, alle lotte in Svezia tra la monarchia appoggiata da nobiltà e chiesa luterana, conclusasi con un compromesso che legava l'aristocrazia alle mire imperialistiche della monarchia nell'area del mar baltico; alla Francia che rivendicava un ruolo attivo nella politica internazionale, uscita dalle guerre di religione, unendosi alle nazioni rivali del Casato d'Asburgo che imperversava sull'Europa Continentale. Tutto ciò prefigurava un conflitto di ampie dimensioni. 

La Boemia all'inizio del Seicento era una monarchia elettiva, presieduta dalla dieta, dove sedevano signori e cavalieri, che esercitava il potere politico economico. I nobili avevano ottenuto dall'Imperatore Rodolfo II la Lettera di Maestà, che riconosceva loro il diritto di libertà religiosa, la costruzione di scuole confessionali e chiese e 

elezione dei defensores che tutelassero i diritti, l'apertura culturale della nobiltà boema, di Praga e delle città maggiori, strettamente in contatto con i Paesi Bassi, Francia e Inghilterra, on doveva nascondere questo fenomeno: la concentrazione delle terre nelle mani dei signori e la sottomissione dei contadini con il lavoro coatto. La libertà di fede valeva per il nobile, ma non per il contadino, costretto ad aderire di fatto alla fede del proprio signore. Il ricorso al "buon diritto" si rifaceva con un ricorso dei contadini a una fede diversa da quella del proprio signore. L'elezione di re di Boemia, nel 1617 dell'arciduca Ferdinando d'Asburgo, esponente del Cattolicesimo più intransigente, mise in allarme gran parte della nobiltà boema: pur dichiarando di rispettare la Lettera di Maestà, respinse i ricordi dei defensores e volle considerare i beni ecclesiastici come beni del regno

Cosicchè un gruppo di protestanti, guidati dal Conte Mattia Thurm, riuniti nel Castello di Praga, processarono tre ufficiali regi e li gettarono da una finestra: la «Defenestrazione di Praga» (23 Maggio 1618) fu la scintilla della guerra. L'ascesa di Ferdinando (che assunse il nome di Ferdinando I) allarmò e spinse alla reazione la nobiltà protestante dei territori asburgici e le potenze protestanti dell'impero, (riunite nell'Unione Evangelica, sotto la guida di Federico V, principe elettore del Palatinato). La rivolta contro Ferdinando si estese dalla Boemia alla Moravia nel Maggio 1619, all'alta Austria, alla stessa Vienna. Moravia, Slesia, Lusazia formarono una Confederazione Boema, simile al modello dei Paesi Bassi. In Boemia non esisteva una borghesia capace di garantire il successo dell'impresa. 

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La Confederazione scelse erroneamente come re l'elettore Federico V. Tutto ciò comportò la partecipazione alla guerra dei principi dell'impero. Ferdinando ottenne l'appoggio della Lega Cattolica, della Spagna, del Papa e anche dell'Imperatore protestante della Sassonia. Federico V invece rimase isolato in Boemia, dal momento che era venuto a mancare l'appoggio della Francia e dei ribelli ungheresi, limitandosi al solo intervento dei Paesi Bassi e ad aiuti finanziari, mentre l'esercito dell'Unione Evangelica non aveva lasciato il Palatinato. L'esercito cattolico, guidato da J. Tilly discese il Danubio e giunto verso Praga ottenne una schiacciante vittoria (Battaglia della Montagna Bianca, 8 Novembre 1620). Federico V "Il Re di un inverno" perse sia la Corona di Boemia che del Palatinato. I

nobili boemi ribelli furono condannati in parte a morte e i loro beni confiscati a beneficio delle casse regie e per gli appartenenti alla cerchia di Ferdinando II; questi ultimi riuscirono a costruirsi grandi possessi, convolando a nozze con donne dell'antica nobiltà protestante, entrando a par parte della maggiori famiglie del paese. 

Si formava in Boemia una nuova nobiltà non nazionale (tedesca, ma anche di origine spagnola e italiana) legata al sovrano di fede cattolica. Il suggello della vittoria di Ferdinando fu nel 1627 con la vernuerte Landesordnung che decretò l'ereditarietà degli Asburgo sul trono du Boemia, riduzione del potere della dieta e il trasferimento della cancelleria boema a Vienna. Nel 1626 viene repressa in alta Austria la più grande rivolta contadina. L'area austro-boema pur uscendo dal teatro delle operazioni belliche, rimase un grande bacino dal quale potere attingre risorse umane per gli eserciti imperiali. La guerra imperversava su diversi fronti. In Valtellina, in seguito alla rivolta dei cattolici contro le leghe dei Grigioni (1620), erano intervenuti gli eserciti spagnolo, francese, veneziano per assicurarsi il diretto controllo di quella fondamentale via di passaggio tra l'Italia e la Germania: fino al 1637 la Valtellina rimase un punto caldo nel generale quadro di guerra. L'asse del conflitto si era spostato dalla Boemia alla Germania settentrionale. Il Palatinato, confiscato a Federico V era passato sotto il diretto controllo dell'esercito imperiale. 

Per scongiurare il pericolo economico-politico e lo sconfinamento sullo stretto di mare del Baltico da parte dell'esercito ispanico-imperiale intervenne in armi Cristiano IV, re di Danimarca e dica di Holstein (1625). Questa "fase danese" è nota per l'ingresso in campo del nobile cattolico boemo Alberto di Wallenstein, politico e condottiero, aveva formato con le terre confiscate ai nobili protestanti boemi un vasto dominio, il ducato di 

Friedland e vi aveva organizzato una produzione agricola e manifatturiera altamente redditizia. Diventato principe dell'impero (1623) e sposata la figlia di uno dei maggiori ministri di Ferdinando, il conte K. Harrach, Wallenstein propose all'imperatore di arruolare al suo servizio oltre 20.000 uomini, di cui avrebbe assunto il comando, mentre vettovagliamento e paghe sarebbero state a carico dell'impero. Ferdinando accettò. Se i principi erano insolventi, il rimedio era subito pronto: per i soldati il saccheggio sistematico delle terre occupate; per il condottiero, l'assunzione (a nome del suo principe) delle dominio occupato militarmente. Ripetutamente sconfitto, il re di Danimarca preferì ritirarsi dal conflitto e e sottoscrivere la Pace di Lubecca (1629). 

Non pago del successo ottenuto, Ferdinando promulgò lo stesso anno l'editto di Restituzione, che rivendicava all'imperatore il possesso di tutti i beni della Chiesa Cattolica passati in proprietà dei protestanti dopo il 1552. La reazione dei principi protestanti fu immediata: nella dieta imperiale di Ratisbona i principi elettori( e anche alcuni cattolici) rifiutarono l'elezione del figlio di Ferdinando a re dei cattolici e ottennero l'allontanamento di Wallenstein.. Contemporaneamente la Francia strinse un trattato segreto con il re di Svezia Gustavo Adolfo, promettendogli aiuto in caso di un suo intervento contro gli ispano-imperiali. La Svezia entrò in guerra per difendere la causa protestante e la supremazia territoriale nel Baltico a danno di Polonia, Russia, Danimarca e Asburgo e dar vita all'apertura di nuovi mercati per le materie prime svedesi. La temporanea tregua con la Polonia nel 1629 e l'alleanza antipolacca con la Russia favoriranno l'intervento di Gustavo Adolfo. L'esercito nazionale del "Leone del Nord" inquadrato agilmente con una formazione di combattimento rinsaldata dalla presenza della cavalleria e un potenza di fuoco garantita da colubrine e moschetti leggeri, sbarcò in Pomerania, avanzò fino nel cuore della Germania, sbaragliando l'esercito imperiale di Tilly, nella fulminea campagna culminata nella vittoria di Breitenfeld vicino Lipsia (1631). 

Wallenstein richiamato dall'imperatore mosse dalla Boemia per sbarrare agli svedesi la via di Vienna: lo scontro decisivo avvenne a Lützen in Sassonia (16 novembre 1632) conclusosi con la vittoria svedese e la morte sul campo di Gustavo Adolfo. Wallenstein accusato di doppiogiochismo e di uso scriteriato delle truppe venne messo a morte dall'imperatore. Gli svedesi subirono una disfatta aNördlingen (1634) ritirandosi dalla 

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Germania meridionale. L'arrivo di una grossa guarnigione spagnola venuta dall'Italia attraverso la Valtellina, il trattato tra Polonia e Russia e la malattia dell'elettore di Sassonia, furono fattori che indebolirono la posizione della Svezia. La Pace di Praga tra l'imperatore e i principi protestanti tedeschi nel 1635 decretava il ritorno allo stato iniziale del 1627, e sospendeva per 40 anni l'applicazione dell'editto di Restituzione. La possibilità di una pace generale in Germania (a vantaggio dagli Asburgo) dovuta alle efferatezze compiute durante la "fase svedese" del conflitto facendo invocare a tutte le popolazioni tedesche, protestanti e cattoliche il cessare delle ostilità, allarmò la Francia e fece temere ai suoi governanti un tremendo attacco spagnolo, non più impegnato sul fronte tedesco. 

Il Cardinale Richelieu decise di dichiarare guerra alla Spagna il 19 Maggio del 1635, dopo aver condotto solo alcuni sporadici interventi militari nel Monferrato e in Valtellina. Ora la guerra era davvero europea, dal momento che vi si trovavano impegnate da un lato Francia, Svezia Paesi Bassi, dall'altro imperatore, Spagna, Baviera: di fatto era lo scontro Francia e Spagna per la supremazia europea. I due stati si trovarono a far fronte a un impegno finanziario enorme, che per la Spagna si rivelò superiore alle sue possibilità e provocò violente reazioni nelle province (ribellioni di Catalogna e Portogallo nel 1640 , di Napoli nel 1647). Anche in Francia scoppiarono tensioni violentissime, culminate negli anni Trenta e Quaranta e nella fronda (movimento di opposizione alla politica del Cardinale Mazarino che nacque clandestino e che si manifestò poi apertamente. Il nome deriva dal termine fronda che significa fionda, dall'arma utilizzata dal popolo parigino per distruggere le finestre degli appartamenti del cardinale nei moti di protesta). 

Dopo una lunga fase dove non vi fu nessuna prevalenza dei due contendenti ma che portò alla devastazione delle regioni intorno al Reno (Palatinato, Alsazia Treviri), lo scontro decisivo si svolse a Rocroi nelle Fiandre nel 1643, dove i Tercios, l'invincibile fanteria spagnola, fu accerchiata e annientata dalla cavalleria francese del duca di Enghien. Le truppe francesi di H. Turenne invasero al Baviera, mentre quelle svedesi (rinsaldatesi dopo aver stipulato un armistizio con la Polonia) facevano breccia in Boemia. L'imperatore Federico III (succeduto al padre nel 1637) minacciato dall'incombere dei due schieramenti, acconsentì nel 1644 ad aprire trattative, che si concluseronell'ottobre 1648 con la Pace di Vestfalia. La pace esulava la Spagna che continuò il conflitto contro la Francia fino al 1659. Tra tutti i cambiamenti politici culturali, economici, sociali, provocati indirettamente o direttamente dal conflitto, vi fu il tramonto dello stato tedesco, l'ascesa predominante degli Asburgo, la consacrazione della Svezia come potenza del Mar Baltico, il progresso tecnico bellico, l'egemonia dei Paesi Bassi sui mari grazie a uno sconvolgimento delle vie terrestri e il declino delle città mercantili dell'Italia centrosettentrionale e della Germania sudoccidentale. Carestie, epidemie determinate dalla guerra diedero vita a una vera e propria catastrofe demografica. 

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